E finalmente arriva il turno dell'Indie. Ho talmente tanta roba da segnalare che ho deciso di spezzarla in più parti, anche per non tediarvi con centinaia di band troppo simili. Iniziamo quindi con la Parte 1, intervalliamo con qualcos'altro e continuiamo con il rimanente nelle prossime settimane.

Buona parte dei pezzi segnalati sono recenti, ma ho inserito anche qualche classico o pezzo più "vecchio" seguendo un criterio rigorosamente scientifico che mi piace chiamare "perchè sì". Da oggi aggiungiamo inoltre i link a tutti i video YouTube che riusciamo ad individuare, per facilitare l'ascolto a chi ha problemi con Spotify o Grooveshark. Prossimamente faremo altri esperimenti audio sul sito, ma vi rimando ai futuri aggiornamenti per i dettagli.

E adesso, è ora di aprire le orecchie.  

1- Exile Vilify (From the Game Portal 2) – The National

2- Welcome Home, Son – Radical Face
3- No Way – The Naked And Famous
4- Ghost Under Rocks – Ra Ra Riot
5- Queen Jane – Barzin
6- Continental Love – Borko
7- Wrapped In Piano Strings – Radical Face
8- White Sky – Vampire Weekend
9- Look What Love Has Turned Us Into – Barzin
10- The Cave – Mumford & Sons

11- Not In Love – Crystal Castles, Robert Smith
12- Terrible Love (Alternate Version) – The National
13- Papillon – Editors
14- No More Pirates – Chris Garneau
15- The Darkest Day – Ramona Falls
16- The King Of Carrot Flowers Part One – Neutral Milk Hotel

17- Young Blood – The Naked And Famous

 

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Nota: Spotify non è ancora ufficialmente utilizzabile in Italia, pur avendo in catalogo centinaia di artisti italiani. Ad ogni modo, esiste un barbatrucco per aggirare l'ostacolo ed attivare ugualmente un account gratuito. Leggete come fare QUI.

Tenete a mente che ultimamente Spotify ha cambiato le regole di accesso per chi non risiede nei paesi ufficialmente supportati. Controllate i commenti all'articolo linkato sopra per gli ultimi aggiornamenti su come aggirare il problema. Alternativamente, ogni 14 giorni potrebbe essere necessario aprire un nuovo account. Se non volete perdere tempo date un'occhiata a Grooveshark, una piattaforma molto simile che prevede piani sia gratuiti che a pagamento, disponibile da subito anche in Italia.



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Tommaso De Benetti

Guadagnatosi di recente il sarcastico soprannome di "Caro Leader", Tommaso vive e lavora ad Helsinki. Come è facile intuire, per circa 10 mesi all'anno vive sepolto nella neve, circondato da donne bellissime. Tutto il tempo che gli rimane lo passa ad abbaiare ordini e a prendersi cura di vari progetti, fra cui Players, RingCast e icolleghi.tumblr.com.

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6 Comments

  1. non male ^_^ 

    una curiosità, ma gli editors li consideri indie per il fatto che non sono tanto mainstream o perchè non sono sotto un etichetta? no, perchè li ho sentiti pure in concerto su radio2 ed il loro concerto in italia (mi pare torino?) era stato abbastanza pubblicizzato. comunque sia, loro mi piacciono molto!

    1. per etichetta volevo intendere major, lapsus.

      1. Tecnicamente hai ragione, al momento gli Editors hanno un contratto Major, e non credo siano nemmeno gli unici della lista (i The National mi pare siano su Sony, ad esempio). Con termine “indie” ormai si indica più un certo tipo di sonorità che il fatto di essere su label indipendente, anche perchè le label vere e proprie stanno cambiando di ruolo molto velocemente. Spesso tutta sta musica viene raggruppata sotto l’etichetta “alternative”, a me non piace molto perchè non si capisce “alternativa a cosa”. Comunque, son definizioni, nella musica non hanno mai funzionato particolarmente bene…

  2. indie significa: “che puoi parlarne alle feste con le tipe vestite in modo strano ed il ragazzi col barbone che sembrano dei senzatetto e sembrare intelligente”. 

    1. Lol, in alcuni casi, volendo. C’è da dire che musicalmente la scena ha davvero delle belle cosette, al di là dell’opinione personale che ognuno si può fare sugli hipster. E comunque, da uomo barbuto, non posso che supportare la barba.

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